Teodorico Pedrini
Teodorico Pedrini
Fermo 30 giugno 1671 – Pechino 10 dicembre 1746
La vita
Teodorico Pedrini proviene da una famiglia della borghesia fermana della seconda metà del Seicento, da poco stabilitasi in Città.
Il padre Giovanni Francesco (1630-1707), originario di Servigliano, era stato per alcuni anni notaio a Roma e nel 1669 ottenne l’incarico prestigioso ed oneroso (è lui a dover versare al Comune una somma annuale per avere la carica, a seguito di apposita gara) di Archivista della Città, e poteva proseguire anche ad esercitare l’attività notarile: sarà il notaio con il maggior numero di volumi conservati nel fondo dell’Archivio storico notarile di Fermo. Nell’atto di battesimo di una figlia, Giovanni Francesco faceva inserire la precisazione: “Archivista huius Civitatis”. La madre Nicolosa (1650-1737) era a sua volta figlia di Giovanni Francesco Piccioni, notaio e precedente Archivista della Città. Il 23 gennaio 1670 i genitori si sposarono e Paolo Filippo Teodorico nacque primogenito il 30 giugno 1671.
Teodorico ebbe una educazione religiosa: dopo la cresima nel 1677, riceve la tonsura clericale nel 1687 e gli ordini minori nel 1690. In una lettera in età matura Teodorico dirà: “Hò passato la mia fanciullezza con gran frequenza de’ Sagram(en)ti tra i P(ad)ri di S. Filippo, e i Giesuiti , trà i q(ua)li hò studiato fin à 20 anni in circa”.
Il 26 giugno 1692 conseguì all’Università di Fermo la laurea in diritto. Così recitava la formula iniziale dei diplomi di laurea dell’epoca: «Firmana Civitas, antiquitate, nobilitate ac literarum armorum rerumque gestarum gloria, celebris atque insignis, a qua et universam Piceni regionem, Marchiam Firmanam denominatam fuisse legitur…», « La Città di Fermo, celebre ed insigne per antichità, per nobiltà, per gloria delle lettere, delle armi, dei fatti, delle gesta, dalla quale anche l’intera Regione Picena si scelse che fosse denominata Marca Fermana… ».
Nel novembre 1692 Pedrini lascerà per sempre Fermo, anche se rimarrà legato alla sua Città di origine, tanto da scrivere nel 1740, in una lettera all’amico Giovanni Battista Spinucci:
Ormai per me non c’è alcuna speranza di vedere il Galluccio,
né a me è permesso di voltar la schiena del Marguttu.
Città fermana addio, addio tetti dei palazzi di
Giovanni, addio chiare mura della casa Buratti.
Tu partirai e una sola lettera spedisco a Fermo,
ove il tuo infelice scrittore non può tornare.
Va, ma che tu abbia cura di affrettarti con passo veloce,
ferma il passo soltanto sulla soglia di casa Spinucci.
E lì, riferendo di me, saluta giovani e vecchi
e darai mille baci alle mura ed alle porte.
Venera la canizie dell’anziano, e stringi al tuo petto
per conto mio il giovane Giuseppe,
e lì offri a tutti, forse con l’ultima parola,
quello che chi ti scrive non può fare. Addio
Musicista, poliglotta (scrive in latino, francese, spagnolo e cinese), poeta Arcade, appassionato di astronomia (diviene corrispondente della Royal Society di Londra), autore di numerose lettere cifrate, viaggiatore e all’occorrenza capitano di navi (a Manila si finse capitano del vascello che andava a Macao, suscitando l’ironia di Matteo Ripa nel suo Giornale: “sutor ne ultra crepidam…”), Teodorico è pienamente figlio della sua epoca, in un ambiente che pone la conoscenza, oltre che la religione, al centro del proprio sistema di valori. Dal 1692 al 1697 lo troviamo convittore presso il Collegio Piceno di Roma, per proseguire gli studi.
Nel dicembre 1697 matura la sua vocazione religiosa con l’ordinazione a sub-diacono. Nel marzo 1698 viene ordinato prima diacono e poi sacerdote, nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Nel contempo si affilia alla Congregazione della Missione fondata da San Vincenzo de’ Paoli, e viene accolto nella Casa dei Santi Giovanni e Paolo in Celimontana.
Di qui nel gennaio 1702 intraprende un viaggio verso la Casa Madre dei Lazzaristi di Parigi, essendo stato prescelto per far parte della prima legazione papale Cina, guidata da Carlo Tommaso Maillard de Tournon, prelato torinese. Non riesce a ricongiungersi con il Patriarca Tournon, il quale nelle sue memorie scrive di aver provato un profondo rammarico per non essersi incontrato con Pedrini alle Canarie, come convenuto. Il 26 dicembre 1703 dal porto francese di Saint Malo Pedrini riuscì ad imbarcarsi per un viaggio che ha dell’incredibile: Oceano Atlantico, Stretto di Maire, Cile, Perù, Panama, Guatemala, Messico, Oceano Pacifico, Isole Marianne, Filippine, e finalmente Macao (1° gennaio 1710). Un viaggio dall’Italia alla Cina della durata complessiva di 8 anni, con quattro lunghe fermate in Francia, in Perù, in Messico e nelle Isole Filippine.
Una volta giunto a Pechino nel febbraio 1711, Pedrini non lascerà più la capitale, se non per i trasferimenti a Jehol (attuale Chengde) in occasione dei soggiorni estivi al seguito dell’imperatore Kangxi, sino al 1721.
In una lettera ad un cardinale scrive: “Nessuno fù più gradito dall’Imperatore che io, che ero l’infimo di tutti, di maniera che sin d’allora cominciò a lodarmi, et continuò per molti anni anche con diversi regali, chiamandomi continuamente alla Sua presenza, e facendomi moltissime cortesie anche con distinzione degli altri Europei, e con tanta familiarità, che egli medesimo scriveva le note di Musica, e me le faceva rivedere, e dandomi egli stesso la sua penna faceva scriver anche me sopra il suo tavolino, e molte volte nel medesimo Cimbalo sonavamo tutti due, ciascuno con una mano”.
Tra il marzo del 1721 e il febbraio 1723 si consuma per Pedrini uno dei periodi più tristi: viene infatti rinchiuso nella casa dei gesuiti francesi e sotto la loro custodia, per essersi rifiutato di sottoscrivere il Diarium Mandarinorum, un resoconto degli eventi accaduti durante la seconda legazione di Mons. Mezzabarba, in quanto – a parere di Pedrini – tale documento conteneva accuse verso di lui e riportava fatti di cui non era a conoscenza. Subito dopo la morte di Kangxi (dicembre 1722), Pedrini fu liberato dal successore Yongzheng, che lo conosceva da molto tempo (scrive Pedrini: “recordatus est nominis mei”).
Nel 1723 Pedrini acquista una grande residenza sul viale dell’Ovest, al centro di Pechino: qui apre al culto la Chiesa di Xitang (Chiesa dell’Ovest) dedicata alla Madonna dei Sette Dolori che, dopo due distruzioni e due ricostruzioni, l’ultima volta nel 1912, è ancor oggi officiata sotto il titolo di Nostra Signora del Monte Carmelo.
Il ruolo che Pedrini ricopre, prima alla Corte imperiale (1711-1721) e poi nella Chiesa di Xitang (1723-1746), è caratterizzato dalla forte contrapposizione con i padri gesuiti, intorno alla cosidetta Controversia dei Riti.
I gesuiti molto avevano investito nella missione di Cina, avevano infatti guadagnato un ruolo egemonico nella corte imperiale e ottenuto posti-chiave all’interno di essa, come la presidenza del Tribunale della Matematica, del Tribunale dei Riti, ecc… e curavano gli interessi, anche sotto il profilo delle relazioni diplomatiche, per conto della corona portoghese, che aveva un formale “padroado” sulla Cina. Pertanto essi mal sopportavano l’arrivo a corte di missionari appartenenti ad altri ordini religiosi, come Teodorico Pedrini o Matteo Ripa (il suo amico che, ritornato in Italia nel 1724, fu il fondatore del Collegio dei Cinesi in Napoli, l’attuale Istituto Orientale) e la presenza di francescani e domenicani nelle province cinesi.
I principali motivi di contrasto tra i gesuiti da una parte e gli altri missionari (in gran parte inviati da Propaganda Fide: sacerdoti secolari come Matteo Ripa, lazzaristi come Pedrini, Appiani e il vescovo Müllener, francescani come il vescovo di Pechino Bernardino Della Chiesa e il vicario Carlo Orazi da Castorano, domenicani, appartenenti al Seminario delle Missioni Estere di Parigi, come Charmot e il vicario apostolico Maigrot, i legati papali Tournon nel 1705 e Mezzabarba nel 1720) dall’altra parte, erano da attribuire a posizioni dottrinali assai lontane: i gesuiti, sulla scia dell’insegnamento di Matteo Ricci, pioniere della predicazione in Cina, ritenevano compatibile, per i cinesi convertiti al cristianesimo, l’esercizio dei culti confuciani, mentre gli altri missionari erano sostenitori di una posizione più intransigente e, seguendo una serie costante di decisioni della curia romana (Cum Deus Optimus del 1704, Ex illa die del 1715, Ex quo singulari del 1742), rifiutavano la commistione e la promiscuità tra il culto cristiano e altre forme di religiosità locale. I gesuiti, da parte loro, sostenevano che la curia romana aveva deciso su presupposti errati, in quanto il culto a Confucio sarebbe stato puramente civile e comunque i cristiani vi potevano partecipare in forma passiva, mentre i missionari di Propaganda Fide ritenevano che si dovesse praticare il cristianesimo senza omaggi a Confucio né ossequi ai defunti o a Dio stesso secondo modalità non ammesse.
Pedrini, dopo oltre vent’anni di attività pastorale nella sua chiesa, verso la fine della vita si riappacificò con i gesuiti, pur rimanendo sempre coerente con le proprie posizioni dottrinali. Morì – ultimo componente della legazione Tournon partita dall’Italia nel 1702 – nella sua residenza di Xitang il 10 dicembre 1746.
La musica
In quei primi anni del ‘700 l’Imperatore Kangxi, sul trono cinese dal 1662 al 1722, poteva a ragione essere definito il più grande sovrano del mondo. Era capo assoluto di una nazione che era quattordici volte più vasta e dieci volte più popolata della Francia di Luigi XIV, il Re Sole; e forse anche per questo, oltre che per piaggeria, veniva chiamato il Re Sole d’Oriente.
Dopo secoli di isolamento politico e demografico della Cina, era stato proprio il regno di Kangxi a segnare una enorme apertura dapprima commerciale e poi anche culturale di quel grande paese verso l’Occidente, e la viva curiosità dell’Imperatore per le conoscenze scientifiche e artistiche provenienti dall’Europa era cosa ormai risaputa. I regni di Portogallo e Francia mostravano chiaramente di usare le scienze e le arti come chiavi di accesso per la politica ed il commercio, proseguendo ciò che aveva iniziato a fare la Chiesa di Roma, sin da un secolo prima, con Matteo Ricci, per l’introduzione del Vangelo.
Teodorico Pedrini, con la sua maestria nei vari ambiti dell’esercizio dell’arte musicale, venne a trovarsi in una contingenza favorevole in quel marzo 1710 a Macao, poiché l’Imperatore, nel momento in cui chiedeva al Cardinale Tournon, relegato a Macao al termine della sua missione, chi fossero quei nuovi missionari arrivati da Manila, aveva da un anno circa perso il suo maestro di musica europea, il portoghese Tomas Pereira, morto improvvisamente nel dicembre 1708.
Di fatto non risultano, prima di questa data, documenti di prima mano, o de relato, che parlino dell’identità di musicista di Pedrini, né che fu quello il motivo per cui venne inviato in Cina, come in molti testi storici si può invece leggere. È pertanto da considerare, fino a nuove scoperte documentali, che sia stata una decisione presa dal Legato Tournon in quel momento quella di inviare a Pechino Teodorico Pedrini nella sua qualità di musicista.
Appena arrivato a corte Pedrini ebbe un approfondito colloquio con Kangxi intorno alla musica, o meglio “un essame” come lo definisce in una sua lettera del 7 febbraio 1711. L’Imperatore gli chiese se conosceva le crome e le biscrome, i diesis e i bemolli, se sapeva accordare gli strumenti e se scriveva “alla maniera francese”, con il SI dopo il LA; questo non perché Kangxi fosse un grande esperto di musica occidentale, ma perché erano nozioni che gli aveva insegnato Pereira, che si trovava in Cina ormai dal 1672. Anche Matteo Ripa, nel suo Giornale, racconta, sotto la data del 6 febbraio 1711: “Ordinò poi [l’imperatore] al Signor Pedrini che intonasse la solfa, dico le note della musica”.
Subito Pedrini divenne maestro di musica europea per tre figli dell’Imperatore e per i figli di diversi mandarini, incarico che conserverà per molti anni a venire. Sempre su incarico espresso dell’Imperatore e con la collaborazione, eminentemente linguistica, di uno dei tre figli, riprese in mano una serie di appunti di Tomas Pereira, li completò, lì aggiornò allo stato della cultura musicale europea e li strutturò in un Trattato sulla musica occidentale intitolato L?l?Zhèngyì-Xùbi?n (“La Vera Dottrina della Musica”). Il trattato, in un rotolo di 17 capitoli, fu completato nel 1714 e pubblicato nel 1723 con la prefazione del nuovo ImperatoreYongzheng, e venne raccolto nel 1782 nella famosa enciclopedia Sìkù Quánsh? ove è catalogato con espressa attribuzione a Pedrini e Pereira.
Il L?l? è considerato a tutti gli effetti il primo trattato di musica occidentale pubblicato in Cina e costituisce quindi indiscutibilmente una pietra miliare nella storia dei rapporti culturali tra Oriente e Occidente.
L’attività di Teodorico Pedrini come musicista di corte si concretizzò anche con la costruzione di diversi strumenti musicali a tastiera per l’Imperatore, le sue lettere narrano infatti della realizzazione di organi di diverse caratteristiche e grandezze. Nell’aprile 1713 Pedrini costruì come dono per il compleanno dell’Imperatore un organo che “suona anche da se stesso alcune arie cinesi, nella maniera che fà l’organo della Villa Pamfilia in Frascati, con questa distinzione: che quello è con acqua ed è immobile, questo è senza acqua, ed è portatile” (Relazione di Pedrini sugli eventi dell’ano 1713); dono che generò anche alcune reazioni di gelosia da parte degli altri missionari europei. Ancora nella primavera del 1719 regalò un altro organo a Kangxi, ma questa volta si trattava di uno strumento a 4 registri, con canne decorate a fiori d’oro, alto circa due metri e mezzo, anch’esso portatile.
L’introduzione di strumenti musicali europei alla corte cinese seguì anche altre vie, come risulta da una sua lettera del 1711, in cui Pedrini chiese ai suoi superiori di Roma l’invio di “qualcheduno di quei [clavicembali] che stanno in piedi come un organo”; e qualche anno dopo, nel 1716, racconta di aver regalato a Kangxi per il suo compleanno un “cimbalo in piedi di cui gustò sommamente per esser foggia nuova non ancora vista in Pekino“. Non è chiaro se abbia effettivamente ricevuto lo strumento dall’Italia (come richiesto) o se lo abbia costruito da sé a Pechino, ma alla luce di queste informazioni è comunque ragionevole identificare Pedrini come colui che introdusse il claviciterio in Cina.
Una vicenda analoga, anche se non ancora approfondita documentalmente, potrebbe riguardare la Viola da Gamba, che venne da lui richiesta ai suoi superiori di Roma sempre nel 1711: “…qualche Violone o Viola da Gamba sarebbe anche molto bene ricevuta, parendomi che l’Imperatore non ne abbia ancora”.
La richiesta del “cimbalo in piedi”, effettuata nel 1711, presenta un ulteriore elemento di interesse, in quanto Pedrini ne richiede “qualcheduno di quei fatti da un prete del Principe Pamfilio in Sant’Agnese […] non sarebbe cattivo, essendo ben dipinto e dorato”, richiamando così alla memoria la figura di Giuseppe Mondini, che in quel periodo tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700 era il primo cembalaro di Roma, e lavorava nel suo laboratorio vicino a Sant’Agnese in Agone, al servizio del Principe Pamphili che aveva da poco costruito lo splendido Palazzo lì a fianco, oggi Ambasciata del Brasile. E Mondini, a cui alcuni studiosi attribuiscono l’invenzione stessa del claviciterio, divenne di lì a poco l’esecutore testamentario di Arcangelo Corelli.
In questa prima corrispondenza inviata a Roma poco dopo il suo arrivo, Pedrini richiese anche altri materiali musicali che pensava gli potessero essere utili per svolgere i suoi compiti a corte, come strumenti, corde e le ultime musiche uscite dalla penna dei maggiori compositori del momento: “…Un par di buoni violini con le sue cassette, e molte corde romane, poiché qui le corde sono di seta. Sopra tutto desiderarà una ricetta di far dette corde, che fosse molto individuale per poterle fare qui; ed altra di dar la vernice gialla à i Violini, che si fa, mi pare, con Ambra. Le opere d’Arcangelo Corelli di buona stampa, ed alcune di Bononcino mi servirebbero molto”.
Ma il contributo più rilevante dato da Pedrini alla storia della musica del ‘700, in particolare per quanto concerne i rapporti tra Europa e Cina, è rappresentato dalle dodici “Sonate a Violino Solo col Basso, Opera Terza” da lui firmate con l’anagramma “Nepridi”. Queste sue Sonate rivestono un’importanza notevole in quanto sono le uniche composizioni musicali occidentali del XVIII secolo conosciute in Cina. Il manoscritto, con le sue 70 pagine in carta di riso, è ancora oggi conservato nella Biblioteca Nazionale di Pechino.
Le Sonate sono suddivise in otto da chiesa e quattro da camera, secondo una prassi consueta all’epoca, e richiamano in maniera abbastanza riconoscibile lo stile di Arcangelo Corelli e talvolta ne riproducono degli schemi compositivi (a tal proposito cfr. gli studi di Allsop – Lindorff, in Bibliografia). Ad oggi si può soltanto ipotizzare che Pedrini fosse stato allievo del grande ravennate nel corso dell’ultima decade del ‘600 a Roma, nell’ambiente artistico che gravitava intorno a San Salvatore in Lauro e a Palazzo Ottoboni, dal momento che non esistono finora prove documentali. Il manoscritto con le Dodici Sonate, ancora inedito, presenta anche brevi correzioni su due sequenze di battute delle Sonate VI e X, operate da Pedrini stesso incollando una nuova versione sopra la precedente, che evidentemente non lo soddisfaceva.
Le musiche di Pedrini sono state incise in audio-cd dapprima dal gruppo francese Musique de Lumiere con arrangiamenti per sestetto (CD ed. Audivis Astrée E 8609), e recentemente dal duo franco-belga Sirocco Ensemble (CD ed. ORF 2013568). Inoltre nel 2010 l’ensemble La Folìa ha inciso un cd con musiche collegate idealmente ai viaggi sulla rotta spagnola per la Cina, che fu percorsa anche da Pedrini nel 1706, intitolato La Nao de China, contenente la sola Sonata V in FA. In tutti questi casi la linea del violino è resa con il flauto. Un’incisione con violino e clavicembalo è invece in corso di realizzazione dal duo americano Joyce Lindorff – Nancy Wilson.
Il destino di queste musiche è segnato da una curioso particolare: Pedrini aveva indicato nel suo testamento di inviare in Italia le musiche insieme ad altri suoi effetti personali, ma da una relazione conservata nell’Archivio di Propaganda Fide in Roma si evince che il Vescovo di Pechino dell’epoca decise di non dar corso a questo desiderio, essendo la spedizione con le navi portoghesi in partenza da Macao troppo costosa rispetto al valore degli stessi oggetti da spedire: fu pertanto a causa di questa fortuita casualità storica che queste composizioni del musicista fermano sono ancora oggi presenti nel patrimonio archivistico cinese (cfr. Verhaeren H. C. M., Catalogue de la Biblioteque du Pe-Tang, Mission Catholique des Lazaristes à Pékin, Pékin, Imprimerie des Lazaristes, 1949, item n. 3.397).
Risulta inoltre dalla corposa corrispondenza di Pedrini (ad oggi sono state ritrovate più di seicento lettere) che le Sonate del Nepridi non siano state le sue uniche composizioni musicali, dal momento che egli stesso racconta in due diverse lettere del 1711, di “trè libri di dieci Sonate per due Violini e Basso continuo, composte da me à quest’effetto quì in Pekino, delle quali [l’Imperatore] si rallegrò, e gustò molto”, e di altre “composizione nuove fatte da mè medesimo”, che erano già realizzate al momento del suo arrivo nella capitale. Di questi altri gruppi di Sonate, distinguibili per motivi cronologici, non è purtroppo rimasta traccia.
Benché non vada dimenticato che Pedrini considerò sempre, nel corso della sua vita di missionario, la musica come una attività subordinata e comunque finalizzata alla diffusione del Vangelo e della fede cattolica tra i cinesi, si può tuttavia concludere che egli ebbe un ruolo di primo piano nella storia dell’introduzione della musica europea in Cina nel ‘700 e dei rapporti culturali tra Oriente e Occidente.
Bibliografia essenziale:
- Allsop Peter C. e Lindorff Joyce, “Da Fermo alla corte imperiale della Cina: Teodorico Pedrini, musico e missionario apostolico”, in Rivista Italiana di Musicologia, Volume XLII, 2007/I, ed. Leo S. Olschki, Firenze 2009 *
- Allsop Peter C. e Lindorff Joyce, Teodorico Pedrini: The Music and Letters of an 18th-century Missionary in China , in «Vincentian Heritage», vol. 27, n. 2 (2008), ed. De Paul University, Vincentian Studies Institute, pp. 43-59
- Baudouin J., Il mandarino bianco, Milano, Rizzoli, 2000 *
- Brizzi G. P., L’Antica Università di Fermo, Fermo, 2001
- Di Fiore G., La Legazione Mezzabarba in Cina (1720-1721), Napoli, 1989
- Duvigneau A.-B., Teodorico Pedrini, Prete della missione, Musico alla corte imperiale di Pechino, Roma, 1946
- Galeffi Fabio G., Tarsetti Gabriele, “Teodorico Pedrini e la Missione di Cina” in La Voce delle Marche, Supplemento al n. 1, Fermo, 13 gennaio 2006 *
- Galeffi Fabio G., Tarsetti Gabriele, “Teodorico Pedrini e la musica come strumento di missione” in La musica dei semplici, Roma, Viella, 2012, pp. 379-399. *
- Galeffi Fabio G., Tarsetti Gabriele, “Teodorico Pedrini nei Documenti degli archivi dell’Archidiocesi di Fermo”, in Quaderni dell’Archivio Storico Arcivescovile di Fermo, Anno XXII, n. 44, Fermo, Dicembre 2007, pp. 59-98 *
- Galeffi Fabio G., Tarsetti Gabriele, “Teodorico Pedrini, un fermano tra la Santa Sede e l’Impero di Cina”, in Quaderni dell’Archivio Storico Arcivescovile di Fermo, Anno XXIV, n.48, Fermo, Febbraio 2010, pp. 103-118 *
- Gild G., The Introduction of European Musical Theory during the Early Qing Dynasty. The achievements of Thomas Pereira and Theodorico Pedrini, in Monumenta Serica Monograph Series XXXV/2, Sankt Augustin, 1998
- Gimm Martin, voce “Teodorico Pedrini” in Die Musik in Geschichte und Gegenwart vol. 13, Bärenreiter 234/237, Kassel, L. Füscher Perronenteil, 2005 *
- Lindorff Joyce, “Missionaries, keyboards and musical exchange in the Ming and Quing courts”, in Early Music, August 2004, Oxford University Press, pp. 403-414; traduzione italiana “Missionari, tastiere e scambi musicali nelle corti Ming e Qing” in Quaderni dell’Archivio Storico Arcivescovile di Fermo», Anno XXI, n. 40, Marzo 2006, pp. 65-84 *
- Lindorff Joyce, voce “Teodorico Pedrini“, in The New Grove Dictionary of Music and Musicians, London, 2001 *
- Wang Bing, “Tomàs Pereira e a Divulgação da Teoria Musical do Ocidente na Cina”, in Revue of Culture, n. 9, 2004, pagg. 122-147, ediz. Instituto Cultural do Governo da R. A. E. Macau.
* titoli disponibili presso la Biblioteca del Conservatorio “G.B.Pergolesi” di Fermo
Discografia:
- (CD ed. Audivis Astrée E 8609, Paris 1996) Teodorico Pedrini, “Concert Baroque à la Cité Interdite”,XVIII-21 Musique des Lumières
Contiene: Sonate I, IV, V, VII, X
- (CD ed. ORF 2013568, Wien 2011) Teodorico Pedrini, “Sonate”, Sirocco Ensemble
Contiene: Sonate II, IV, VI, VII, VIII, IX
- (CD ed. Columna Musica 1CM0260, Barcelona, 2010) “La Nao de China”, La Folìa
Contiene: Sonata V
Siti web:
http://it.wikipedia.org/wiki/Teodorico_Pedrini
http://en.wikipedia.org/wiki/Teodorico_Pedrini
http://www.cmroma.it/p_pedrini.html
http://ricci.rt.usfca.edu/biography/view.aspx?biographyID=926
(a cura del Centro Studi Teodorico Pedrini – Fermo)